Quello spot di Cassel contro il lusso che l’UNC non ha capito
07/07/2011 - Da qualche giorno si sente parlare della polemica sorta tra l’Unione Nazionale Consumatori e lo spot di casa Fiat, interpretato da Vincent Cassel, per la presentazione della nuova Lancia Ypsilon.
Per evitare i problemi di incomprensione che evidentemente hanno portato alla polemica, in breve, nello spot Vincent Cassel parla con un suo “alter ego” che è convinto che il lusso sia l’eccesso e l’avidità, mentre il messaggio che scaturisce dal “Cassel buono” è che il lusso sia avere qualcosa che ci si può godere, quand’anche questo bene sia una cosa semplice.
Il messaggio è dunque un messaggio positivo, adatto a promuovere una vettura ben vestita, ma che, evidentemente, lussuosa non può essere, con la sua piccola dimensione e cilindrata.
Del tutto in linea con quei meccanismi aspirazionali che negli anni sessanta mettevano “profumo francese” in una nota saponetta venduta all’ingrosso. La pubblicità è decisamente pretenziosa per un’utilitaria, ma risulta efficace e fin troppo diretta nel messaggio. Tanto diretta che una persona che dovrebbe intendersi di comunicazione oltre ogni dubbio non l’ha evidentemente capita.
Nella nota ufficiale, il dott. Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori (UNC), sostiene che lo spot sia “di cattivo gusto” perché “E’ inaccettabile presentare come diritto di ciascuno un tenore di vita dispendioso o un bene superfluo che rappresenti un eccesso rispetto alle possibilità economiche dei cittadini". In pratica l’esatto opposto di quanto lo spot voglia chiaramente comunicare. Quello che colpisce in questa piccola polemica pre agostana è quanto sia evidente che un esperto o non abbia minimamente seguito il testo dello spot, buttando di getto due righe di nota dal contenuto altamente demagogico, ma del tutto inopportuno, o, più incredibilmente non sia riuscito a capirne il significato finale. In entrambe i casi una situazione imbarazzante.
Che qualcuno possa esprimersi sui contenuti delle pubblicità, quando questi siano offensivi, fuorvianti, o non veritieri è cosa meritoria, ma che qualcuno entri a gamba tesa su uno spot in particolare, forzandone il significato oltre ogni ragionevolezza è cosa quantomeno disdicevole.
La pubblicità è fatta di creatività, ma anche di meccanismi che devono, nel rispetto dell’etica e delle regole, toccare le corde dell’emotività. La pubblicità è promozione, non “elencazione”.
Per questo sembra non ci sia nulla di male nel suggerire all’acquirente potenziale di un utilitaria che egli abbia lo stesso diritto di ottenere interni confortevoli, accessori ed un’estetica accattivante dei fortunati possessori di vetture dal costo e dal blasone ben superiori. Si potrebbe, al limite, disquisire se quella vettura offra veramente quell’allure che lo spot suggerisce, ma ci risulta difficile pensare che un messaggio legato al lusso delle cose semplici e della libertà di possedere quello che ci piace (e non quello che “l’etichetta” ci impone) possa essere di cattivo gusto o contrario al rispetto del cittadino indigente.
Difficile immaginare cosa l’UNC pensa degli spot dei detersivi con massaie che si aggirano in cucine hollywoodiane, e dei profumi con signori che si vestono in cabine armadio grandi come appartamenti. Una scivolata, forse, o una trovata demagogica basata, purtroppo, su premesse illogiche. Se è possibile dare un consiglio, l’unico che può venire in mente: la prossima volta, prima di scrivere note così lontane dalla realtà, forse è meglio attendere trenta secondi….la durata dello spot.
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