Generazione 3.0: professione influencer
Con il proliferarsi di blogger, You Tuber e social network anche la pubblicità ha cambiato pelle. Addio vecchio Carosello, oggi la nuova disciplina che mette in contatto le aziende con le persone è l’Influencer Marketing. Il principio che sta alla base del digital marketing è quello del passaparola. A quanto pare, per vendere, non c’è forma di comunicazione migliore della raccomandazione di un amico. E se quell’amico non è proprio uno qualsiasi, ma è una persona che, grazie alle sue competenze e una notevole esposizione, riesce ad ampliare pareri, messaggi e opinioni arrivando ad influenzare una certa tipologia di pubblico, il gioco è fatto.
Dalla fashion blogger Chiara Ferragni, agli You Tuber Francesco Sole e Sofia Viscardi, diventare influencer, almeno nell’immaginario dei più, da un po’ l’idea di essere pagati per fare quello che noi comuni mortali facciamo per divertirci. E vivere a sbafo delle aziende che si valorizzano tramite post e video. In realtà, non è proprio detto-fatto.
E’ fondamentale saper comunicare, e farlo in un certo modo. Bisogna individuare un pubblico e mettere sul piatto il fatto che non si piacerà a tutti. L’influencer non parla alla massa, ma a una nicchia di utenti ben definita per età e interessi.
Avere idee chiare e originali permette di distinguersi, essere riconoscibili al primo impatto e veder aumentare nel tempo il numero di followers.
Per diventare un punto di riferimento è necessario mettere da parte un pizzico di ego: l’influencer non è il vecchio saggio del villaggio, ma una persona tutto sommato comune che racconta le proprie giornate con spontaneità e chiarezza.
L’influencer deve risultare autorevole e familiare insieme, in grado di spingere il pubblico verso prodotti o servizi senza forzature. Per poter mantenere un certo tipo di potere nei confronti degli altri utenti occorre che si crei un clima di fiducia dal quale è bandita la commercializzazione del profilo: svendersi a favore di un servizio scadente o fuori dal proprio target è un’arma pericolosissima.
La concorrenza è tanta e spietata, ma si può ancora fare molto. In fondo, tutti i grandi prima di essere tali sono stati piccoli.
Articolo scritto in collaborazione con Business4People
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