Sindrome iperosmolare nel diabete 2: cos'è, i rischi e perchè non sottovalutarla

Il monitoraggio del diabete 2, più che una necessità clinica derivata dalla volontà di trattare una patologia dai risvolti spesso sottovalutati sia dall’opinione pubblica che dai diretti interessati, è una fase basilare del percorso terapeutico da intendere come obbligatoria a causa delle complicanze acute che possono manifestarsi a seguito di un perdurato status iperglicemico come l’iperglicemia iperosmolare.

La seguente rappresenta un’alterazione dello stato osmotico parietale delle cellule, ed in particolare del tratto vascolare, che a differenza di situazioni altrettanto croniche come l’iperglicemia connessa alla chetoacidosi diabetica – seppur non propriamente legate con frequenza al diabete 2 bensì al mellito tipo 1 – può indurre ad un coma non facilmente reversibile e, in tali casi, con danni permanenti o con una riduzione notevole delle percentuale di sopravvivenza dei soggetti affetti.

Non si tratta chiaramente di una status patologico di facile e rapida instaurazione – ciò va specificato per evitare inutili allarmismi – eppure una certa attenzione va posta in riferimento allo stile di vita, all’alimentazione e soprattutto all’età del soggetto affetto da diabete 2 che può, sottovalutando i rischi, andare rapidamente incontro all’iperglicemia iperosmolare senza neppure che se ne renda conto. Nel caso specifico dei soggetti anziani, per i quali i tassi d’incidenza e frequenza risultano molto più elevati di ciò che apparentemente si penserebbe, uno rischi primari sembra esser connesso alla gestione del paziente dal punto di vista della presa in carico andando a sottovalutare tutta una serie di sintomatologie proprie della condizione iperosmolare ma che, lette erroneamente, possono sembrar proprio dello stato geriatrico.

Tra i fattori ai quali prestare particolare attenzione spicca decisamente la polidipsia – senso di sete continuo – impossibile da soddisfare nonostante i continui tentativi di attingere da fonti di liquidi, sottovalutandone l’impatto a causa della possibile terapia farmacologica che nel cocktail vanta anche dei diuretici (prescritti per una corretto smaltimento metabolico degli ipoglicemizzanti orali o di altri farmaci per diverse patologie coesistenti ma rapidamente evoluti in un supporto per l’instaurazione dello status iperglicemico).

Le cause, generalmente stimate per la sindrome iperosmolare, sono solitamente confinate all’assenza di un follow up costante nel monitoraggio glicemico seguito ad una scelta autonoma di cambiamento degli orari e dei momenti d’assunzione degli ipoglicemizzanti orali oppure della somministrazione d’insulina, un dettaglio che provoca una mancanza d’aderenza terapeutica spesso progressiva nel tempo – anche a piccole dosi – instaurando una sorta d’abitudine negativa rispetto il preciso processo e percorso terapeutico che si sarebbe dovuto mantenere.

L’intervento, nel giro di settimane considerando gli effetti che il diabete 2 vanta sui soggetti, dovrebbe quindi essere immediato cercando di non sottovalutare neppure l’eventuale stato di sonnolenza progressiva e stanchezza perenne che i soggetti in iperglicemia prossima all’alterazione iperosmolare possono evidenziare e che invece, considerando l’età avanzata di questi ultimi, potrebbero esser fraintesi come naturali stati di stanchezza o sintomatologie connesse ad altri status patologici del quadro clinico complessivo.

Come evidente le complicanze croniche del diabete 2, ed in particolare il meno noto stato iperglicemico iperosmolare, rappresentano ben più che complicanze di un mancato trattamento ma una vera e propria minaccia alla salute con conseguenze spesso gravi.

Comunicato di marketingseo | Pubblicato Lunedì, 22-Feb-2016 | Categoria: Benessere