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Alfredo PIZZOLI L’educazione nel buddismo. 2011 approfondimenti

Alfredo Pizzoli, nato a Montorio Romano, vicino Roma, ha conseguito la laurea in Pedagogia presso il Magistero La Sapienza‚ di Roma nel 1993.Ha compiuto soggiorni di studio all‚'estero presso il Prof. W. Dietel dell‚'Università di Goettingen e il Prof. G. Gadamer dell‚'Università di Heidelberg.
Alfredo Pizzoli, negli ultimi anni ha ricoperto posizioni presso l‚'Università ed altri enti.  

Alfredo PIZZOLI

 

L’educazione nel buddismo.

    Il  buddismo nasce e si estende in India dal VI secolo d. C. sino all’ VIII secolo d. C.

 

   A differenza del bramanesimo, il buddismo consente a tutti, senza differenza di caste o ceti sociali, di essere educati nei conventi dei monaci e delle monache, ma solo dopo aver superato i difficili esami che gli aspiranti studenti devono sostenere alle porte dei monasteri. Non vi è infatti distinzione, almeno iniziale,  tra l’educazione dei futuri monaci e dei laici.

 

   Il ciclo degli studi di base, impartito in gruppi, sovente anche molto numerosi, inizia verso gli otto anni e generalmente termina intorno ai venti. Gli studenti devono compiere anche lavori manuali per concorrere al loro mantenimento e per  pratica di umiltà.

  

   Durante gli anni di studio, si richiede di seguire un’esistenza di povertà, castità ed ubbidienza, al fine di raggiungere la liberazione dai condizionamenti della materia e dai desideri di qualunque tipo.

 

   Anche in questa metodica, possiamo trovare una sorta di “formazione integrata”: non è infatti la sola teoria o il solo studio dei testi ad educare, ma l’intera esistenza, letta ed interpretata in chiave formativa.

   A tal proposito, così scrive un antico commentatore cinese, I-tsing:”In India sia i monaci che i laici amano camminare avanti e indietro lungo un sentiero in ore opportune e a loro piacere; essi evitano luoghi rumorosi. Per prima cosa (questa pratica) cura  le malattie, ed inoltre aiuta a digerire il cibo. Le ore di passeggio sono nella mattinata o tardi nel pomeriggio. Essi si allontanano dai monasteri o passeggiano tranquillamente… Se egli adotta questo abito, manterrà il proprio corpo in salute e migliorerà la propria preparazione religiosa.”

 

   La  dottrina religiosa non è la sola disciplina impartita nelle scuole dei monasteri. Si approfondiscono la grammatica, le tecniche argomentative nelle dispute simulate, la logica, la metafisica, la filosofia e l’astronomia. Un discorso particolare meritano gli studi di medicina, visto che un cronista cinese, Fa-hien, registra l’esistenza, intorno al V secolo d. C. , di numerosi ospedali intorno all’agglomerato di Patna.

 

   Significativo, per l’educazione buddista, il famoso centro di studi, in pratica un’università, sorto a Nalanda, di cui ci parla un altro viaggiatore cinese, Hsuan-tang: “(…) Il giorno non è sufficiente per domandare e rispondere a profondi  problemi. Da mattina a sera sono impegnati in discussioni; gli anziani ed i giovani si aiutano a vicenda. Coloro che non sono capaci di discutere problemi intorno al Tripitaka (letteralmente “tre canestri”, scritture base buddiste n.d.r.) sono poco stimati e sono obbligati a nascondersi per la vergogna. Uomini colti, che desiderano acquistare rapidamente una reputazione nell’arte della discussione, arrivano in moltitudini, per risolvere i loro dubbi, da diverse città; ed il profluvio della loro sapienza si sparge lontano e ampiamente. Per questa ragione alcune persone usurpano il nome di studenti di Nalanda ed andando e venendo acquistano onore in conseguenza. (…) Si deve aver studiato profondamente nuovi e vecchi libri prima di essere ammessi.”

 

   Si potrebbe parlare, alla luce del passo succitato, di una vera e propria “educazione integrata degli adulti”, che, ad un certo punto della loro vita lavorativa, hanno l’esigenza di approfondire e/o completare la propria formazione, formazione quindi, intesa in senso sincronico e continuo, il che è di perfetta attualità.

 

   Da notare, infine, che, a differenza dell’educazione bramanica, il buddismo istituisce, sia pure con iniziale riluttanza, (stante la storica ben nota diffidenza del Budda nei confronti delle donne) anche monasteri femminili, ove quindi anche le ragazze, sia pure in tono minore, hanno la possibilità di ricevere forme di educazione, che, comunque, non raggiunge mai i livelli d’eccellenza dei monasteri maschili. 

Comunicato di Avatar di pubblicazioninternetpubblicazioninternet | Pubblicato Martedì, 27-Set-2011 | Categoria: Arte-Cultura
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