Mariano Iodice interpreta la sua Napoli con "Linee di luce"
Di scena una nuova performance fotografica di Mariano Iodice dal titolo “Linee di luce”. Il fotografo e giornalista, questa volta si dedica alla foto di architettura, vissute con la sua consueta sete di sperimentazione che ne ha fatto un punto di riferimento nel panorama della ricerca visiva. La raccolta di foto, che esplora le tre città care all’artista Napoli, Roma e Salerno è corredata da uno scritto dello stesso autore. Questa sperimantazione si avvicina al filone “pittorialista” delle foto di architettura in genere anche se se ne discosta in molti punti salienti. Alcune delle foto in questione, che saranno oggetto di una prossima mostra a Salerno, sono visibili sul profilo personale dell’artista sul sito Fotocommunity.it. Nel portale FotoArte Architettura.it leggiamo: fotografare una architettura è come ritrarre una persona, bisogna saperne cogliere l’essenza in uno scatto, esaltarne i tratti più profondi e significativi. Tuttavia fotografare architettura oggi, non è sempre, come si potrebbe pensare, fornire all’utente un reportage il più possibile completo di particolari e di aspetti di un determinato edificio. Al contrario, a volte per intuire il valore, l’essenza vera di una architettura occorre far ricorso all’indeterminazione. È infatti proprio l’incompiutezza, molto spesso, a permettere l’operazione del ricomporre mentalmente il non esibito.
Oggi molti illustri fotografi contemporanei hanno fatto della foto di architettura una vera e propria arte. Molti di loro utilizzano metodi personalissimi, che rifuggono da messaggi troppo espliciti e diretti. Si ricorre così a delle metafore, che tuttavia riescono ad esprimere il senso del messaggio che un architetto vuol comunicare meglio di qualsiasi altro tipo di riproduzione. Del resto oggi, le ricostruzioni tridimensionali permesse dalla tecnologia digitale hanno consentito di implementare la documentazione visiva di un progetto architettonico, fornendo alla documentazione tecnica e alla didattica metodi di indagine che, se non sono ovviamente in grado di sostituire l’esperienza spaziale diretta di una architettura, certamente rappresentano delle simulazioni della realtà di altissimo livello. Si è infatti giunti ad esempio, ad essere in grado di riprodurre la reazione del materiale di superficie dei manufatti alle varie tonalità della luce, sia esterna che interna; è oggi possibile ricostruire percorsi e simularli visivamente senza tralasciare i particolari sia all’interno che all’esterno della struttura. La fotografia a tal punto si è in qualche modo “liberata” dall’obbligo di fornire quei dati conoscitivi cui prima era demandata. Adesso può liberamente interpretare, anche a costo di distorcere, metaforizzare, rendere surreale quello che prima doveva far ad ogni costo corrispondere il più possibile al “reale.
Ad esempio il concettualismo è un tipo di fotografia che mira a raccontare una architettura in modo episodico, quasi osservandola per brani. Si tende al racconto dell’insieme architettonico attraverso l’assemblaggio di dettagli, solo che focalizzando di più l’attenzione sui particolari si tende alle esasperazioni dell’angolazione del punto di ripresa, e ad una enfatizzazione di inquadrature aberrate. Si è sviluppato anche un filone detto pittorialista che si avvicina ad una tendenza poetica, che vuole suggerire il senso della immaterialità.
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